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Basta giochetti, basta con i parolai, basta con le mezze frasi e le mezze verità: "cà nisciun è fess"

Pubblicato su da AIL

Della “Green Economy” ormai si parla continuamente mettendola in pratica senza dare una giusta ed equa ripartizione al “peso” delle due parole così da tendere sempre più all’Economy e sempre meno al “Green”, molto spesso utilizzando quest’ultima al posto della parola “Greed”. Da qualche decennio si è anche diffuso un fenomeno più inquietante, che va sotto il nome del neologismo “Greenwashing”, letteralmente “lavarsi col verde”. Trattasi di un fenomeno in base al quale delle aziende si attribuiscono impropriamentecaratteristiche in difesa dell’ambientale pur essendo solo d’appannaggio alle loro reali e concrete finalità.

Il fenomeno non è nato in Italia, ma ovviamente si è diffuso rapidamente ed in modo capillare. In Italia la pratica è all’attenzione dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato in merito ai casi di pubblicità ingannevole. Una delle prime pronunce di condanna relative al “Greenwashing” fu nei confronti della società SNAMper il suo slogan “Il metano è natura” nel 1996. L’Autorità stabilì, come scritto nella sentenza, che il messaggio poteva indurre erroneamente il consumatore a pensare che questo combustibile “fosse un prodotto proveniente, pronto all'uso, dall'ambiente e che, non contaminato da trasformazioni industriali, non producesse alcun danno o alterazione naturale”.Infatti, nella realtà il metano diventa un agente inquinante nel momento in cui viene usato e durante la combustione libera anidride carbonica, ossidi di azoto e altre sostanze dannose per l’uomo e l’ambiente.

Analoga decisione venne adottata a proposito degli altri slogan che descrivevano il metano come il carburante più pulito o come una fonte energetica che rispetta noi stessi e l'ambiente che ci circonda. Secondo l’Antitrust questi slogan non fornivano il giusto peso al potere inquinante del combustibile che, seppur inferiore a quello di carbone e gasolio, non è comunque trascurabile.

Nel caso più generale, si parla di “Greenwashing” quando un’azienda o un’organizzazione affermano di essere “green”, attraverso pubblicità ed investimenti, utilizzando consistenti risorse e denaro senza fare altrettanto per minimizzare concretamente il proprio impatto ambientale.

Il Dott. Fabio Balocco, ambientalista ed avvocato, afferma giustamente che la “green economy” ha spesso l’apparenza di una operazione di “Greenwashing” piuttosto che di una reale produzione compatibile con l’ambiente.

In merito al Solare: “va benissimo il solare sparso sul territorio, ma non su terreni coltivabili. Che tipo di “economia verde” è un’energia che il verde commestibile lo fa sparire? A Torino c’è ad esempio una realizzazione virtuosa: pannelli solari piazzati sopra una discarica chiusa”.

In merito alla Biomassa: “le centrali a biomassa oggi vanno di moda. Ma se ha un senso una centrale che sfrutti gli scarti di lavorazione agricola, o le cippature delle alberate, nessun senso ha invece realizzare una centrale che brucia legna proveniente dall’estero, con relativi costi di trasporto, oppure una centrale che brucia legna proveniente dal taglio di un bosco secolare”.

In merito all’Eolico: “gli incentivi fanno sì che buona parte dei parchi eolici fino ad oggi realizzati non siano economicamente vantaggiosi, in quanto realizzati in zone scarsamente ventilate”.

Per non parlare degli Inceneritori: “siamo l’unico paese che ha dato incentivi agli inceneritori (chiamandoli vezzosamente “termovalorizzatori”) assimilandoli alle fonti rinnovabili”.

Di fronte a mega impianti industriali, con relativa speculazione sul territorio e danno all’Ambiente, al Paesaggio e alla Salute dei cittadini, ha senso parlare realisticamente e senza un’idea utilitaristica/speculatrice di “Geen Economy”?

Notizia recente, il Dott. Marco Ponti, Professore ordinario di Economia applicata presso il Politecnico di Milano,su “il FattoQuotidiano.it” del 21.08.2014 in merito al Decreto Legge “Competitività”, approvato il 7 agosto scorso dall’aula del Senato, evidenzia i tentativi del Governo di ridurre gli altissimi oneri che gli incentivi alle rinnovabili (sussidi o certificati verdi) generano per i costi dell’energia elettrica italiana e “le folli politiche che hanno caricato sulle bollette elettriche sussidi pari a tre punti di Iva”.

Il Prof. Ponti dimostra perché l’incentivazione, così elevata, alle rinnovabili elettriche è una speculazione. Afferma che“i peggiori sono eolico e solare, per i quali addirittura i costi superano i benefici, ambiente compreso. E di gran lunga il peggiore è il solare. Questo risulta assumendo un costo sociale per tonnellata di CO2 di 50 dollari” ed inoltre, “ridurre l’inquinamento per produrre elettricità sussidiando queste ultime fonti (eolico e solare) appare un assurdo spreco di soldi pubblici, che giova unicamente alle lobby dei produttori di queste tecnologie”.

C’è sicuramente da riflettere e chiedersi se dalle nostre parti ci sono operazioni di “Greenwashing” in atto. L’Associazione Intercomunale Lucania ha studiato un caso particolare, con il supporto del mondo accademico-scientifico, al fine di fare luce sul “mistero”, o presunto tale, e allontanare le tante zone d’ombra che vorrebbero far apparire la realtà in una “veste” più pulita rispetto a quella che i calcoli dimostrano.

Donato Cancellara

Ass. Intercomunale Lucania & A.Mi.C.A.

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